GIOVANNI BEVILACQUA

BIOGRAFIA

Nato il 29 novembre 1954, è guidato insieme ai fratelli alla cultura e alle arti dalla mamma Paola e dal papà Guido che danno quello che i tempi permettevano ai figli e li introducono allo studio della musica: è la fisarmonica , che oggi tanto è ripresa dall’autore, il primo strumento, odiato ed amato . Gli studi scientifici lo portano poi, fino alla laurea in medicina e chirurgia, mentre le arti lo conducono verso la frequenza del Conservatorio “Felice dall’Abaco” di Verona, per un corso di dizione e recitazione prima, e per lo studio del Liuto e del Fagotto poi. Ma l’impegno è gravoso e abbandona, sarà il sax e il corno francese molto più tardi a riportarlo alla musica.

A venti anni è corrispondente per importanti testate nazionali (Autosprint, Motosprint, Mototre), diventa Pubblicista (iscritto all’albo dei giornalisti del Veneto) e si innamora della Fotografia proprio facendo il reporter sportivo. Ma è amore dolce e appassionato che perdura negli anni conducendolo alla scoperta dei classici della Fotografia da Bresson a Newton fino ai grandi fotografi contemporanei.

Curioso nella sua professione, e ancor di più nell’arte studia la pittura e frequenta gli ambienti della cultura scaligera e nazionale. Viene distolto da un’altra passione , la politica, ma è amore breve, innamorato non ricambiato la abbandona per dedicarsi al volo. Diventa pilota , poi istruttore, poi accumula abilitazioni e ore di volo sorvolando tutta la penisola e non solo. Ma la vecchia innamorata, la fotografia, è sempre lì accanto a lui e innumerevoli sono gli scatti durante i voli sui monti come sul mare. Come tutti gli uomini speciali, quelli che volano, capisce quando è il momento di ripiegare le ali e di ritornare a quella innamorata fedele che lo ha sempre aspettato: la macchina fotografica.

Ma ha studiato, è piu maturo, ha conosciuto l’arte concettuale, di Manzoni, di Duchamp, di Cattelan di Rohtko, e allora inizia a ristudiare la macchina fotografica, quella moderna e le sue nuove applicazioni, capisce che può usare la fotografia come un pennello per dipingere le sue opere e inizia a pensare progetti artistici che lo portano a produrre la prima serie “Trasparenze”, mentre mette in cantiere “Invisibilia”, “Prova a pensarmi in un’altra forma”, “Cosa mi brucia dentro”, “il muro”.

Il suo punto di arrivo?….: creare fotografie che si possano guardare…ancora e ancora … (E.C.B. “le fotografie cui tengo sono quelle che si possono guardare per più di due minuti, ed è molto. Ma le fotografie che si possono guardare ancora e ancora? Sono poche, pochissime”)